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L'intervista/ Mister Cfl, il commissioner del football canadese: "Vi spiego tutto della nostra lega e ai giocatori italiani di talento dico: venite da noi"

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Ambrosie

Randy Ambroise, si presenti al pubblico italiano, oltre a commissioner della Cfl, la Canadian football league, ha anche giocato, racconti passato e presente...

Ciao a tutti gli amici e appassionati italiani! Con tutti i viaggi che ho fatto, ancora non sono mai stato in Italia e spero davvero di rimediare presto. Mi piace descrivermi come un ‘gigante buono’. Come molti canadesi, sono cresciuto giocando a hockey nel Canada centrale. Quando ho raggiunto l’apice della mia crescita, ho deciso di cambiare sport e ho iniziato a giocare a football…un gioco più consono ad un uomo di 195 cm. Da quel momento in avanti, ho praticato agonisticamente il football americano a livello di high school prima, e poi universitario, giocando per i Bisons della University of Manitoba, l’università della mia città. Terminata la carriera universitaria, sono stato scelto come secondo assoluto nell’entry draft della CFL nel 1985, dai Calgary Stampeders.  Ho giocato nove stagioni nella Canadian Football League, per gli Stampeders, i Toronto Argonauts e gli Edmonton Eskimos. L’apice della mia carriera come giocatore l’ho raggiunto nell’ultima partita che ho disputato, dove sono riuscito a vincere la Grey Cup e a laurearmi Campione del Canada nel 1993. Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, ho iniziato a sfruttare la mia laurea in Economia e Commercio, lavorando nel settore delle imprese private. Dopo un ventennio di attività, rieccomi al lavoro per il gioco che amo. Il mio obiettivo non è solo quello di far crescere il football in Canada, ma anche a livello globale, perché so cosa questo gioco mi ha dato e voglio che anche altre persone, nel resto del mondo, possano godere dell’esperienza offerta da questo sport meraviglioso!

Quanta passione c’è in Canada per il football?

I canadesi sono profondamente appassionati di football. La finale del nostro campionato, la Grey Cup, è l’evento sportivo singolo più seguito del Paese, con oltre 10 milioni di canadesi incollati alla TV ogni anno. Oltre un terzo di tutta la popolazione del nostro Paese guarda la Grey Cup. E’ una consuetudine nazionale, ogni anno. Se hai la possibilità di assistervi dal vivo, è la più grande festa dell’anno in Canada, e questo senza alcun dubbio. Ogni anno vedo migliaia e migliaia di persone, tifosi di tutte le squadre, riunirsi a prescindere dal colore della maglia per assistere alla Grey Cup, sia che giochi la squadra del cuore oppure no. E’ un bellissimo modo per riunire tutto il Paese e per godere di questo grande spettacolo, che è qualcosa di esclusivamente canadese.

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Quali sono stati i giocatori più importanti usciti da questo campionato?

Nella CFL hanno giocato atleti incredibili, tra i quali alcuni dei migliori che abbiano mai calcato un campo da football. Warren Moon ha iniziato la sua carriera da professionista a Edmonton, con la CFL, e ha vinto 5 Grey Cup qui. Doug Flutie ha giocato nella CFL per otto anni, vincendo 3 Grey Cup e diventando uno dei nostri migliori giocatori. Altri, come Jeff Garcia e Joe Theismann, hanno iniziato proprio da questa grande lega la loro incredibile carriera. Nella CFL abbiamo avuto alcuni dei giocatori più importanti e forti che il football abbia mai visto.

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Quali sostanziali differenze tecniche esistono tra Cfl e Nfl?

Ci sono diverse differenze tra il football canadese e quello americano. Vi elenco le principali: in CFL si gioca su 3 tentativi (down), nella NFL su 4 - il campo da gioco è più grande - i ricevitori possono muoversi verso la linea di scrimmage prima dello snap - nella CFL si gioca in 12, contro gli 11 della NFL.

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Qual è il team più titolato della Cfl e quali, attualmente, i giocatori più forti?

I Campioni in carica sono i Calgary Stampeders, che hanno battuto gli Ottawa Redblacks nella Grey Cup per 27 a 16 lo scorso novembre. In cabina di regia c’era il quarterback Bo Levi Mitchell, che nella sua pur ancora breve carriera ha già vinto numerosi premi ed è destinato a lasciare il segno. Siamo fortunati ad avere nella CFL così tante stelle di questo sport, capaci di giocare in posizioni diverse. E’ difficile nominarli tutti, ma tra quelli che mi vengono in mente in questo momento ci sono Mike Reilly, Stanley Bryant, John Bowman, Brandon Banks, Drel Walker, Trevo Harris, Brad Sinopoli e Micah Johnson. Questi atleti sono famosi per il loro incredibile stile di gioco e i big play.

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La vostra combine ha ospitato due italiani, in Canada è vasta la comunità italiana, siete pronti ad accogliere qualche nostro atleta anche per attirare più interesse dagli italians?

E’ stata una gioia assoluta vedere 18 giocatori provenienti da 5 nazioni europee venire in Canada e mostrare le loro capacità alla Combine della CFL presentata da New Era. Il Canada è un paese estremamente accogliente e abbiamo tante diverse comunità di origine europea, asiatica, americana e africana. La comunità italiana è vasta e disseminata in tutto il Paese e credo che, incoraggiando lo sviluppo di un gioco più globalizzato, come stiamo facendo con il progetto ‘CFL 2.0’, riusciremo a condividere con tutti la passione per questo sport. Wally Buono, immigrato in Canada dall’Italia quando era un ragazzo, è l’allenatore più vincente nella storia della CFL. Penso che se i giocatori italiani capiscono che possono portare in Canada il proprio talento, ciò contribuirà a far crescere questo sport anche in Italia. Sono convinto che avere più giocatori italiani nella CFL attrarrà un pubblico più numeroso e spingerà lo sviluppo e la diffusione del gioco.

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Va in questo senso la partnership con la Fidaf, cos’altro prevede?

La partnership con la Fidaf va ben oltre il discorso della promozione di questo sport e della possibilità di dare ai giocatori italiani l’opportunità di giocare in Nord America. Insieme possiamo condividere le best practice di questo ambiente, le nostre conoscenze per arrivare a migliorare il movimento in entrambi i Paesi. Possiamo collaborare anche a livello di management, per esempio: - in materia di sicurezza e salute dei giocatori, con sinergie tra i nostri staff sanitari (medici e fisioterapisti) - i Top Player italiani potrebbero continuare a presenziare alla Combine nazionale della CFL, che raccoglie ogni anno i migliori prospetti canadesi e internazionali - Scambi tecnici tra i due paesi, che coinvolgano i coach canadesi e italiani - Creazione di percorsi agevolati per i giocatori canadesi provenienti dal mondo degli sport universitari, dal football universitario e da quello junior, per proseguire la propria carriera in Italia, e maggiori opportunità per i giovani atleti italiani di studiare e giocare a football in Canada.

Immagino che seguirà anche la Nfl, tifa per qualcuno, qual è il suo giocatore preferito? E che rapporto avete con la Nfl, di collaborazione o di rivalità?

La sede della CFL a Toronto intrattiene rapporti ottimi con la NFL. In modo simile alla partnership con la FIDAF, lavoriamo insieme per rendere più sicuro il gioco e per consentirne la crescita; nelle ultime stagioni abbiamo collaborato per realizzare un torneo di Flag Football che coinvolgesse tutto il Paese. A football è meglio giocare tutti insieme, per questo continueremo a collaborare molto intensamente.

Perché non avete cercato alcuni atleti molto popolari che, per varie ragioni, la Nfl ha lasciato liberi? Penso a Tebow e soprattutto a Kaepernick…

Di base, sono le nostre squadre a decidere chi vogliono avere a roster.

Conosce l’Italia?

Come ho detto all’inizio, non ho ancora avuto la possibilità di visitare personalmente l’Italia, anche se l’ho sempre desiderato e mi auguro che questa nuova collaborazione con la FIDAF me ne offra presto l’opportunità, così come consenta ai fan della CFL di conoscere meglio il vostro Paese. Una delle cose più belle di essere canadesi, è che abbiamo la possibilità di entrare in contatto con culture diverse, di ogni parte del mondo, grazie ai canadesi con origini o collegamenti con altri paesi, come l’Italia. Negli anni in cui ho giocato a football, ho avuto molti compagni di squadra di origine italiana; uno dei miei più cari amici, Dan Ferrone, ha origini italiane ed è uno chef di livello mondiale, che ha condiviso con me molte delle cose che ama dell’Italia, a partire dalla vostra incredibile cucina. Abbiamo un forte legame culturale con il vostro Paese qui in Canada e lo sentiamo ogni giorno, sin dal momento in cui ci svegliamo al mattino.

Dove e come è possibile seguire le partite della CFL anche qui dall’Italia?

E’ possibile farlo online, attraverso il nostro servizio streaming curato dal provider YARE. A breve annunceremo il palinsesto delle partite della CFL trasmesse a livello mondiale, prima che cominci la stagione, quindi…stay tuned!

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Grazie Randy, se vuole dire qualcosa che non le ho chiesto faccia pure...

Non vedo l’ora di portare avanti la collaborazione con la FIDAF e di venire in Italia. Desidero anche congratularmi con Jordan Bouah, scelto dagli Ottawa REDBLACKS durante il Draft riservato ai giocatori Europei.

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

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ENGLISH VERSION

1)               How would you introduce yourself to Italians? In addition to the Commissioner, you’re also a former player. Tell us about life then and now.

 

Ciao! For all my travels, I have not yet been to Italy, although I hope to change that one day soon.

I like to describe myself as a gentle giant. Like many Canadians, I grew up playing hockey in central Canada. Once I hit my growth spurt I decided to switch sports and take up football… a game more conducive for a 6’4” person. And from there on, I played competitive football in high school and then went onto play for the University of Manitoba Bisons, my hometown university. Following my collegiate career, I was drafted second overall in the 1985 CFL entry draft being selected by the Calgary Stampeders. I spent nine seasons in the Canadian Football League playing for the Stampeders, Toronto Argonauts and Edmonton Eskimos. The pinnacle of my playing career came in my final game where I was able to go out a champion after winning the Grey Cup in 1993.

After hanging up my cleats I began using the Bachelor of Commerce degree I earned in university in the private business sector. After two decades there I now find myself back working with the game I love. My goal is to not only grow the game in Canada but globally, because I know what this game has given me and want other people around the world to experience this wonderful game!

 

2)               How passionate are the Canadians about football?

Canadians are extremely passionate about football across the country. Our championship game, the Grey Cup, is the largest single-day sporting event in the country and annually sees more than 10 million Canadians tune into the game on television. Over one third of every Canadian – every single one – watches the Grey Cup. It’s a national tradition, ever year. If you’re at the game it’s the greatest party of the year in Canada, without a doubt. Each year I see thousands and thousands of people representing every team and coming together no matter if their team is in the Grey Cup or not. It’s a great way of bringing the country together to enjoy our beautiful game and something that is uniquely Canadian.

3)               Summing up the CFL, which are the most important players to have come out of this championship?

The CFL has been blessed with some incredible players, including some of the best to ever play the game of football. Warren Moon began his professional career in Edmonton with the CFL, and won five Grey Cups here. Doug Flutie played in the CFL for eight years, winning three Grey Cups and becoming one of our best players. Others, like Jeff Garcia and Joe Theismann, also started their incredible careers in our great league. We’ve had some of the most important and exciting players of football in our league.

 

4)               Which are the main technical differences between the CFL and the NFL?

 

There are many differences between the Canadian game and the American game. Here are a few of the key differences:

-        CFL is three-down football, NFL is four

-        CFL field is larger

-        Receivers can go in motion towards the line of scrimmage prior to the snap

-        CFL has 12 players on a field compared to the NFL’s 11

 

5)               Which is the most successful team in the CFL, and which are currently the best players?

The reigning Grey Cup Champions are the Calgary Stampeders who defeated the Ottawa REDBLACKS 27-16 last November. They were led by their quarterback Bo Levi Mitchell who has won several awards in his short career and is in the process of creating a legacy.

We are lucky in the CFL to have so many stars that play many different positions. It’s difficult to name them all a few but that come to mind include Mike Reilly, Stanley Bryant, John Bowman, Brandon Banks, Derel Walker, Trevor Harris, Brad Sinopoli, and Micah Johnson. These players are known for their exciting styles and big plays.

 

6)               Your combine welcomed two Italians this year. There is a vast Italian community in Canada, are you open to taking on a few of our players to attract a larger Italian audience?

It was an absolute joy to see 18 players from five European nations come to Canada and showcase their skills at the CFL Combine presented by New Era.

Canada is a very welcoming country and we have so many different communities from Europe, Asia, the Americas and Africa. The Italian community is vast throughout the country as well and I think by encouraging a more global game as we are with ‘CFL 2.0’ we can share this game with everyone. Wally Buono, who immigrated to Canada from Italy as a young boy, is the winningest coach in CFL history.

I think if Italian football players see they can bring their talent to Canada, it will grow the game in Italy. I believe that having more players in the CFL from Italy will attract a larger audience and grow the game of gridiron football.

 

7)               The partnership with the FIDAF is heading in this direction, but what else will it bring?

Our partnership with FIDAF is more than just growing the game and giving the best Italian players the opportunity to play in North America. As a group we are able to trade best business practices, sharing what we know to become a better business. We can also collaborate on football management, including:

-        Cooperation on player health and safety issues and between our medical doctors and athletic therapists.

-        Top players from Italy might continue to attend the CFL’s national combine, which features top Canadian and international prospects, in future years.

-        Coaching exchanges between the two countries.

-        Creating better pathways for Canadian players from U SPORTS, Canada’s university football system, and junior football, to continue their playing careers in Italy, and more opportunities for young Italian football players to study and play football in Canada.

 

8)               I’m imaging you’ll also be following the NFL. Which team do you support? Do you have a favorite player? What are relations like with the NFL? Do you work well together or is there some rivalry?

The CFL office in Toronto has a very positive relationship with the NFL. Similar to the partnership with FIDAF we work together to make the game safer and growing the game; the past few seasons we’ve worked together to build a Flag Football tournament that went across the country.

Football is better together, so we continue to hold a very close partnership.

 

9)               The NFL left some very popular players unsigned for various reasons. How come you didn’t try to sign any of them? I’m thinking about Tebow and of course Kaepernick.

Ultimately, our teams decide who they want to sign to their roster.

 

10)           Do you know Italy at all?

As I said, I haven’t yet had the chance to visit personally, although I have always wanted to and I’m hopeful that this new relationship with FIDAF will provide me with that opportunity, and will allow CFL fans to get to know Italy as well.

One of the great things about being Canadian is that we get to experience cultures from all around the world in the form of Canadians who have heritage and connections to countries like Italy. Over the years of playing football I’ve had many teammates with Italian backgrounds; one of my dearest friends Dan Ferrone, who is of Italian descent and happens to be a world class chef, has shared many of the things he loves about Italy, especially the incredible cuisine. We feel a strong connection to Italy every day just waking up in Canada, which has such a strong cultural connection.

11)       How and where can the CFL games be watched by the Italian fans?

CFL games can be watched online in Italy through our streaming service provider YARE. We will soon be announcing the broadcast schedule for CFL games across the world prior to the season begins, so stay tuned!

12)       Thank you, Randy. Is there anything that you would like to add?

I look forward to continuing the partnership with FIDAF and visiting Italy very soon. I also want to congratulate Jordan Bouah, who was drafted to the Ottawa REDBLACKS in the European Draft.

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

 


Nfl, una speranza per Kaepernick, il quarterback alfiere dell'antirazzismo

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Kaepernick e Reid nel disegno esclusivo per Playbook" di Repubblica.it di Lorenzo Ruggiero

L'annuncio lo ha dato sui social poche ore fa: "Sono stato invitato dalla Nfl a sostenere un allenamento ad Atlanta. Sono pronto da tre anni per questo momento. Non vedo l'ora di incontrare i coach e i general manager in Georgia". Firmato, Colin Kaepernick, il quarterback ribelle letteralmente espulso, nei fatti, dal campionato ormai da circa tre stagioni.

Il motivo, mai detto esplicitamente, è legato alla sua clamorosa forma di protesta contro le discriminazioni e le violenze che colpiscono gli afroamericani. CK nel 2017 decise di inginocchiarsi ogni volta che veniva intonato l'inno nazionale prima delle partite. Per l'allora numero 7 dei 49ers fu l'inizio della fine della sua carriera. Censurato con la consueta violenza e volgarità verbale dal presidente Trump, il suo gesto destò forti polemiche e dilagò tra i tanti giocatori afroamericani della lega. Non solo: l'inginocchiamento fu usato per protestare contro razzismo e violenze della polizia anche in molti altri sport negli States.

Colin divenne così l'alfiere moderno dell'antirazzismo e, sempre in attesa di una chiamata per tornare a giocare, si diede da fare per diffondere la sua protesta. Con successo. Sono in tanti, oggi, a seguire i suoi incontri sul tema. E anche la Nike ne ha sfruttato la campagna con spot molto efficaci che sono comparsi come gigantografie in varie città.

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Kaepernick non si è mai arreso e ha anche citato con l'ex compagno di squadra Eric Reid (ora in forza ai Carolina Panthers), la Nfl in tribunale ritenendola colpevole di una sorta di accordo per escluderlo, causa chiusa con un accordo economico evidentemente favorevole ai due. Ma non si è fermato qui. Ha continuato a reclamare il suo posto in campo anche con video che lo mostrano in palestra o sul tereno di gioco impegnato negli allenamenti.

Nonostante, a parole, le squadre non lo abbiano mai tagliato fuori, anzi ne abbiamo elogiato le caratteristiche tecniche, nessuno lo ha preso. E dire che alcuni dei 32 team giocano con quarterback di evidente scarso talento mentre Colin, qb moderno molto forte anche con le corse, vanta numeri di tutto rispetto e, soprattutto, un Super Bowl sfiorato nella finale persa coi Baltimore Ravens.

Ora arriva questa possibilità. Ma è lecito domandarsi se sia reale o soltanto un modo per salvare le apparenze. Certo, sarebbe bello se la Nfl rimuovesse questo blocco e mostrasse di essere cresciuta anche su temi sociali evidenti e allarmanti come questo. Soltanto un'illusione? Atlanta ci darà la risposta.

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

 

Tebow e Bronco, il qb di Dio e il suo fedele amico

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Tim Tebow

Tim ebow con il suo adorato Bronco nel disegno di Lorenzo Ruggiero

E' sparito dalla Nfl con la stessa rapidità con cui c'era entrato. Tim Tebow, il quarterback di Dio, con un grande seguito al seguito praticamente da subito, è stato escluso dal grande giro dopo appena tre stagioni (due ai Broncos, una ai Jets e due pre season dall'esito già scontato con Patriots e Eagles). Di cui una assolutamente positiva. Quando trascinò dei Denver Broncos non trascendentali ai play off e a vincere anche il wild card game sugli Steelers. Il tutto, dopo che la squadra con il quarterback titolare era scivolata molto in basso. Una progressione fantastica, quella di Tim, che certo non ha una tecnica da puristi nel lancio, ma qualità assolute da leader e da vincente, oltre a un fisico statuario e a due gambe capaci di chiudere da sole i down che contano.

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Ma Tim, con quei versetti della Bibbia tatuati sotto agli occhi prima delle partite - e subito vietati dalla Nfl  - e quel suo inginocchiarsi e pregare - sì, pregare - quando le cose non andavano per il verso giusto in partita, è diventato subito un grande personaggio e la sua fama ha travalicato i confini americani e le smorfie dei tecnici che mai hanno creduto in lui. Lo kneeling religioso di TT ha mosso una marea di fan e di credenti e ogni suo allenamento o uscita pubblica si è presto tramutata in un evento. Troppo per la Nfl, che non ammette certe personalità che superano  il gioco e la lega stessa. Così Tim, che non è un quarterback eccellente ma a nostro parere poteva crescere e conunque stare in una delle 32 franchigie almeno come back up, riserva, è presto sparito dal football che conta. Forzando un po' il parallelismo, un po' come è accaduto a Colin Kaepernick, il qb ribelle che si batte contro le sopraffazioni che subisce la comunità afro americana (anche lui, coincidenza, inginocchiandosi).

Ma non tutto, fortunatamente, si può fermare semplicemente escludendolo. Così Tim, come Colin, è sopravvissuto al "taglio". Ha commentato con successo il football college in tv (di cui è stato gran protagonista in campo coi suoi Gators, vincendo anche l'Heisman Trophy), ha provato a giocare a baseball arrivando a un livello decente (ma non nella lega principale) e soprattutto ha continuato a fare del bene, ad aiutare gli ultimi.

Ma perchè torniamo a parlare di Tim? Per un post, carico di emozioni, che, anche questo sì, ha fatto il giro del mondo. L'addio al suo adorato cane, chiamato Bronco perchè avuto in dono quando approdò a Denver. "Questo è uno degli adii più duri, rendo un omaggio speciale al ragazzo più dolce di sempre, grazie per tutta la gioia che hai portato e tutti i ricordi. Grazie, Bronco", ha scritto. E in un video compare in lacrime. Soltanto chi ha posseduto un animale può capire il legame che nasce. Soprattutto con i cani, fedeli amici nella buona e nella cattiva sorte. Affettuosi, generosi. Sempre e comunque. Che tu abbia vinto o perso. Che sia un grande o un poveruomo. Fantastici. Anche in questo post Tim ha mostrato personalità. Quella che troppo spesso i sistemi economici delle grandi leghe sportive poco o nulla tollerano. A proposito...ovviamente anche dopo il provino nessuno ha chiamato Colin Kaepernick...torneremo a parlarne...

 

Intervista/Giorgio Tavecchio: "Colpito, non abbattuto. Voglio tornare: lavoro sul corpo e sulla mia testa. Che orgoglio italiano Garoppolo. Vi racconto il mio nuovo business"

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Tavecchio Falcons

Giorgio Tavecchio, disegno Lorenzo Ruggiero

Il ragazzo italiano ci crede ancora. Smaltita la cocente delusione di essere stato escluso quando ormai sembrava fatta per un ruolo da titolare, ha trovato ancora la forza mentale di rimettersi in gioco. Guardandosi sempe attorno, però. Perchè la Nfl è il business più precario che ci sia e guai a farsi trovare senza un piano b nella vita. Giorgio Tavecchio è stato a lungo in silenzio, comprensibile. Ogni tanto scambiavamo qualche parola ma aveva bisogno di tempo per ritrovare energie.

La storia è nota: estate 2019, il milanese è reduce da una breve ma felic stagione: tre partite perfette con gli Atlanta Falcons, zero errori e calci da urlo così il suo team decide di escludere il leggendario e ultraquarantenne Matt Bryant per far posto a lui. Finalmente. Il lungo inseguimento coronato: il posto da titolare è lì sin dall'inizio e non c'è bisogno di attendere che qualcun altro si infortuni (come accadde coi Raiders e Janikowski). E invece no.

La testa delle persone è insondabile. Qualcosa si blocca in quel meccanismo perfetto che aveva fatto meritare a Giorgio il soprannome di Italian Ice. Sbaglia, sbaglia, sbaglia. Sino all'ultimo test amichevole. Male, molto male. E allora scatta la regola della Nfl: grazie tante e arrivederci. Torna Bryant (che poi, beffa delle beffe, farà peggio di Tavecchio e sarà tagliato a sua volta...).

E' dura per il kicker italiano, proprio tanto. E le domande si affollano nella sua testa: ci sarà un'altra occasione? Il treno è passato per sempre? Anche i media Usa non sono teneri con lui. Dannata Nfl, basta un momento nero e non vali più nulla. Giorgio, intanto, porta avanti il piano b (un altro lavoro) e si trasferisce dal sole della California alla Georgia, Atlanta. Inizia il campionato ed è il festival degli orrori per i kicker, sbagliano tutti e di grosso anche. Ben 4 squadre chiamano Tavecchio a provare e in lui si riaccende la passione e la speranza. Non lo prendono (sinora) ma GT torna a crederci e a parlare. Ecco la sua intervista a Playbook.

Un passo indietro, Giorgio Tavecchio, cosa è successo in preseason? Hai sentito la pressione? Hai cambiato qualcosa nella tecnica del calcio che ti ha fatto sbagliare? E’ stato un problema psicologico?


No, e sono sincero: ho svolto il miglior ritiro di sempre dei numerosi già fatti finora e ogni volta mi sentivo bene in campo. Ho pensato anche che fosse perchè bloccavo troppo i fianchi, cosa che forse rendeva il calcio meno sicuro ma la verità non è questa. La verità è che purtroppo la palla è schiava della imprevedibilità e della variabilità del momento. Un niente, e un calcio bello e dritto esce a filo di palo. E' così...

Possiamo immaginare quanto sia stata dura, per te...

Dura, sì.Certo. Sono cose che ti colpiscono, ma, almeno personalmente, non mi abbattono. Io cerco sempre di costruire e anche da questa vicenda posso dire di avere imparato tanto e fatto una ulteriore esperienza. Da qui punto avanti.

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Tavecchio calcia, disegno Lorenzo Ruggiero

Intanto ti hanno chiamato per 4 workout, racconta...

Ho fatto i “workout” (provini) con Detroit, New England, Jacksonville, e New York Giants. E non posso lamentarmi di come ho calciato. Onestamente dico che sono andato abbastanza bene. I provini non sono semplici eh...è sempre un doversi rimettere in gioco così all'improvviso e in uno spazio di tempo limitatissimo e non è mai  facile. Dentro di me sono sicuro di avere lasciato buone impressioni a Lions, Patriots, Jaguars e Giants.

A questo punto della stagione speri ancora di trovare un posto in qualche team, ci credi ancora in un futuro Nfl?
Assolutamente sì. Anche perchè io do il mio massimo sempre e cerco sempre di crescere: tutto questo pagherà, ho fiducia. Spero ardentemente di poter rientrare al più presto possibile!
Raccontaci come ti stai allenando, quante ore e dove?
Il mio programma settimanale mi vede svolgere due o tre sedute in palestra e due o tre sedute in campo, alternandole. In campo passo circa due ore ed altrettante in palestra, di volta in volta svolgo esercizi per la parte alta e bassa del corpo ma sempre con una massima attenzione al lavoro sui muscoli addominali. Per me è importante fare anche esercizi di meditazione e concentrazione, e questi  praticamente tutti i giorni

Alleni corpo e testa...

Sono collegati in tutto e nel mio sport certamente, molto.
Nel frattempo hai iniziato un altro business...
Ho intrapreso un’attività assieme al mio carissimo amico ed ex-compagno di Cal, Vincenzo D’Amato e a due ex giocatori storici del football americano in Italia anni Ottanta: Davide Merlo (#11) e Paolo Tempo (#12) dei Tauri Torino anni 80, appunto. Noi importiamo, per ora, specialità piemontesi, dalla "Pasta al Football" al vino, passando anche per prodotti gourmet, il tutto sotto un nostro brand: ElevenTwelve (ElevenTwelve.org).

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Tavecchio, disegno Lorenzo Ruggiero

Torniamo alla Nfl.  Come stiamo vedendo, sono davvero numerosissimi gli errori dei kicker in stagione, basti pensare che il tuo sostituto, Bryant, ai Falcons è stato rapidamente mandato via e il monumento Vinatieri ne sbaglia tanti di calci…Ma perché,  cosa sta accadendo ai kicker quest'anno?
Torniamo al concetto di prima: è l’imprevedibilità del momento. Mi spiego: tutto sembra facile, perfetto, e noi ci prepariamo per questo momento con la massima dedizione ed impegno, ed invece ecco che subentra quel qualcosa, che spesso è sconosciuto, che modifica lo status quo. E per un kicker, che ha una possibilità sola, l’errore è fatale. Purtroppo...

Tavecchio Ruggiero

Un momento caro a Tavecchio, realizza il punto decisivo in una gara tra Raiders e Chiefs (disegno Lorenzo Ruggiero)

Pensi che ti danneggi essere mancino visto che quasi tutti gli special team sono addestrati per kicker destrorsi?
"Eh...da quello che ho sentito in giro, sì...potrebbe essere uno svantaggio, anche se non so se è solo una scusa...

Taveccio e Janikowski Ruggiero

Taveccgui e Janikowski ai tempi dei Raiders nel disegno di Lorenzo Ruggiero

Domanda semplice, visto come sta andando: qual è il kicker che ti ha impressionato di più e perché?

Già...a me piace, ma è sempre piaciuto non soltanto adesso, Justin Tucker dei Ravens per la sua “presenza” in campo...e sta calciando alla grande!

E la squadra che sinora per te ha fatto meglio?

Sono contento del successo di San Francisco, tra l’altro con un quarterback italo-americano, un orgoglio per noi. E mi dispiace vedere la stagione difficile dei Falcons...

Tu hai casa a due passi da San Francisco, come si vive questo momento nella Baia?

Essando rimasto ad Atlanta vivo il loro successo da lontano, ma posso dire che i tifosi dei 49ers si sentono letteralmente rinati dopo vari anni sottotono. Purtroppo non ho avuto l'occasione di conoscere Garoppolo, ancora, ma faccio il tifo per lui.
Kaepernick ha finalmente sostenuto un provino, anche se ancora nessuno lo ha cercato. Cosa pensi di Colin tu che lo hai conosciuto nella preseason coi Niners?

Io l’ho conosciuto ai 49ers nel 2012 prima che lui diventasse titolare e mi è sembrato una persona genuina e tranquilla, oltre che un ottimo giocatore, un quarterback moderno e completo. Ha fatto tanto per portare l'attenzione su certi temi sociali molto importanti mettendo in gioco anche la sua carriera. Gli auguro di trovare la sua strada.
Quali sono adesso i tuoi programmi?

Continuare a dare il mio massimo per continuare a crescere, come persona, kicker e imprenditore

Il Blue Team si è qualificato per gli Europei, un ottimo spot per il football italiano…

Secondo me il football americano sta crescendo molto in Italia. Ogni anno, quando torno, trovo sempre più grinta e passione nel cuore di coloro che seguono e giocano. E naturalmente forza Blue Team! Ora, però, vorrei dire una piccola cosa io ai tifosi italiani che mi seguono...

Prego, Giorgio...

Sappiate che apprezzo molto il vostro supporto e il tifo che fate per me anche in momenti duri come questo. Il mio silenzio sui social è dettato da una scelta: voglio restare concentrato sul mio obiettivo, tornare in Nfl e non voglio farmi influenzare da quello che potrei leggere e vedere sul tema. Sappiate che non lascerò nulla di intentato!

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

Nfl, Wentz, Ertz McCown: il dolore e il coraggio dei professionisti del football

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CoWentzNeppure un grande cineasta sarebbe stato credibile nel raccontare la sconcertante e inarrestabile sequela di infortuni che hanno colpito i Philadelphia Eagles. Da formare una squadra e mezza di titolari. L'ultimo, davvero fatale per le sorti della squadra che è riuscita comunque a vincere la division e arrivare ai play off, è stato causato da un colpo (molto) al limite, casco contro casco, inferto da Clowney a Wentz. Carson era ormai a terra, dava le spalle a tutti e l'azione era finita, quando il forte difensore di Seattle lo ha mandato ko. Senza il suo condottiero, con soli 4 titolari in campo, di cui due ancora "feriti" da precedenti seri problemi fisici, le Aquile si sono arrese a un avversario già in partenza forte e abituato a stare in alto nell'ultimo decennio.

In questa partita, e nell'ennesima difficoltà di Phila, si sono concentrati alcuni aspetti che fanno davvero speciale e unico questo sport. Uno in particolare: la capacità di andare oltre il dolore fisico, la paura e di spendersi comunque per la squadra. E ancora: il non andarsi andare a recriminazioni e il saper guardare oltre.

Partiamo da Wentz. Può solo immaginarsi l'amarezza per non aver giocato quelli che sarebbero stati i suoi primi play off. Un destino avverso infatti segue il quarterback da 4 anni nella Nfl. Nella stagione del Super Bowl era avviato al titolo di MVP quando si ruppe il legamento di un ginocchio. A due partite dal termine della stagione regolare. Una beffa è dire poco. Carson fu incontenibile quell'anno e mise gli Eagles in condizione di essere la prima testa di serie e di giocarsi i play off in casa. Un bel vantaggio. La scorsa stagione, tornato in campo, ha avuto bisogno di ritrovare la condizione, come capita sempre a chi subisce questi infortuni. Complice un problema alla schiena, è uscito dall'agone anzitempo, consegnando anche stavolta al magnifico Foles (nel frattempo divenuto MVP al Super Bowl...) il comando delle operazioni sino al secondo turno dei play off (ko a New Orleans, complice un sanguinoso drop di Jeffery). E arriviamo a oggi: Foles non c'è più (è andato ai Jaguars) e Wentz disputa tutte e dodici le gare in un crescendo rossiniano. Le ultime quattro sono quattro perle. Guida praticamente la squadra riserve ai play off. Ed entusiasma per qualità e quantità offensiva. Ma la cattiva sorte è dietro l'angolo. E arriva il colpo - molto discusso - di Clowney alla nuca. Fine dei giochi per quest'anno. Ma Carson non si lascia andare ad alcun tipo di recriminazione. Non accusa Clowney. Neppure accenna alla possibilità di un colpo sporco. No, guarda avanti e lancia un messaggio alla squadra. In sintesi: mi spiace non esser stato là fuori con voi, ma sono orgoglioso della resilienza di questa squadra e di quello che è stata capace di fare. La fine non è stata quella che speravamo ma il futuro ci sorriderà. E su se stesso: i colpi alla testa sono un brutto infortunio, ma anche questo fa parte del gioco. Sfortunatamente. Sto meglio e starò sempre meglio. Bravo, un leader positivo, oltre a un giocatore di valore che merita maggior fortuna.

Ed eccoci a chi, improvvisamente, è stato chiamato a sostituirlo. Nella partita più importante della stagione. Che dico? Della sua vita con la valigia sempre pronta. Sì perchè Josh McCown è quello che negli Usa chiamano journeyman, noi potremmo definirlo un "girasquadre". Ne ha girate 12, e ha sempre fatto benino, mai bene o benissimo. Un giocatore affidabile in campo e nello spogliatoio, non una stella. Improvvisamente, alla veneranda età di 40 anni, alla ribalta. Josh ha fatto, tecnicamente, benino anche stavolta. Ma serviva il benissimo per superare Wilson e compagni. Così, alla fine, ha pianto. Davanti a tutti, e le sue lacrime hanno conquistato la considerazione di molti. Dietro, ha spiegato, c'era il dispiacere per non aver fatto di più alla fine di una carriera comunque onorevole (e sicuramente redditizia). Ma dietro, ha aggiunto, c'era anche il ringraziamento per i grandi sacrificati della sua lunga avventura in Nfl: la famiglia. Costretta a cambiare scuola, amicizia, lavoro e consuetudini con una frequenza che metterebbe a dura prova qualsiasi legame. Storie di football, un mondo a parte che comunque racconta sempre la vita.

Quella di Zach Ertz, a molti, potrà sembrare fortunata. Concretamente, lo è. Ha vinto il titolo di campione del mondo con gli Eagles due anni fa, è considerato uno dei migliori titgh end della lega, può ambire a fine carriera a entrare nella hall of fame, è sposato con una bella e sportiva ragazza che fa la calciatrice e di titoli mondiali ne ha vinto ben due con la nazionale Usa. Ma dietro i risultati raggiunti e la qualità del suo gioco, ci sono sacrifici enormi e dolori fisici da sopportare al limite della sopportabilità. L'ultima gara, ad esempio. Zach ha voluto giocarla ad ogni costo, nonostante un paio di costole rotte e una lacerazione a un rene (e chissà cos'altro...). Solo a fine partita ha voluto parlarne, ribadendo il suo amore per Philadelphia e la squadra. Succede nel football e solo nel football.

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

Nfl, ciclone Henry: l'inarrestabile running back con la nonna tatuata sul petto

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Henry Titans

Derrick Henry nel disegno di Lorenzo Ruggiero per Repubblica

Un ciclone. Come altro definire Derrick Henry mentre lo vedi correre vanamente inseguito dai difensori che non riescono neppure ad arginarlo un po'? Un running back fuorimisura con il suo metro e novantuno di altezza per centoundici chili. Ma proprio sapere sfruttare al meglio atleticamente e tecnicamente questa taglia lo sta consegnando alla storia della Nfl. Nei play off  da sogno dei suoi TennesseeTitans il running back è letteralmente esploso e nella gara con gli strafavoriti Ravens ha impazzato per qualcosa come 195 yard di corsa...Questa è cronaca recente. Oggi tutti i riflettori sono su di lui. Che il prossimo anno, quando spirerà il contratto da rookie, sarà un free agent. Ambitissimo è dire poco. Ma dietro questa macchina da yard e  touchdown che sta conquistando i titoli di web e giornali, c'è la storia di un ragazzo che nella sua infanzia e adolescenza, come moltre stelle del football, ha trovato in un affetto forte l'ancora per non deviare dalla strada giusta e perdersi  nel nulla se non peggio.

Henry Titans

Nonna Gladys è stata la figura di riferimento di "King Henry" come si fa chiamare sui social. "Le devo tutto. Mi ha ispirato al meglio. Mi ha sempre seguito, con cura e amore", ha raccontato più volte. La sua gratitudine se l'è tatuata sul petto: il volto di Gladys Henry è con lui sempre (compare anche come principale immagine, in un cerchio diviso a metà dove c'è anche lui, sul suo profilo Twitter).

Henry Titans

Qualche anno fà, quando l'allora stella dei Crimson Tide si laureò in Comuncazione nel college di Alabama, scrisse una commovente lettera a nonna Gladys, pubblicata da Players Tribune. Val la pena rileggerla: "Sei stata la mia migliore amica. Anche quando ho lasciato Yulee (dove è nato, in Florida, ndr) per andare in Alabama, mi hai sempre chiamato facendomi capire e dicendomi chiaramente quanto ti mancavo. Chiedevi: quando torni a casa Shocka (nomignolo affibiatogli appena nato perchè, racconta sempre il giocatore, "la mia venuta al mondo fu uno shock per tutta la famiglia") , quando torni? Ed io che, dovevo risponderti: "Non posso, devo studiare e ho il football nonna". E tu: "Mi raccomando stai seguendo tutte le lezioni?". Sì, nonna, le ho seguite tutte. Hai sempre avuto a cuore la mia educazione: "Shocka, il football, comunque vada, non durerà per sempre. è fondamentale che tu studi e che ottenga la laurea. Ed io ti ho promesso che lo avrei fatto, qualunque cosa mi fosse capitata, mi sarei comunque laureato. Ecco mi sono laureato. L'ho fatto per me ma anche per te. Perchè ho sempre voluto che tu fossi orgoglioso di tuo nipote e so che lo sei. Ti ammiro, ti ho sempre ammirato e ti ammirerò sempre, nonna Gladys".

Gladys Henry ha tirato su un campione. E la furia dei Titans corre inarrestabile col suo volto tatuato sul petto. Messaggio alla nazione del football: Derrick Henry non ha nessuna intenzione di fermarsi.

Nfl, l'esplosione di Raheem Mostert, lo sprinter del football che nessuno voleva

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Mostert nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

Mostert nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

E poi, ad un certo punto, dopo un percorso nebuloso, incerto e poco felice, arriva il successo. Vai a capire perchè dopo e non prima. Perchè in quel preciso momento.  E diventi una stella di quel mondo che ti ha sempre guardato dall'alto in basso con fare supponente e un po' arrogantello: la Nfl. Giudice spesso troppo frettoloso e poco giusto del talento altrui.

Così, dopo cinque anni di incertezze assolute, dove non sono stati mai capaci di farti sentire importante, dove hai vissuto con la valigia sempre pronta, dove quello che sapevi fare meglio e probabilmente meglio di tutti - correre tra le linee avversarie veloce come il vento - non ti era concesso se non saltuariamente, ti si schiudono i portoni dorati della gloria sportiva.

Raheem Mostert andrà al Super Bowl. Non basta. Ci andrà da protagonista principale. Da attaccante più considerato e assieme temuto dai Kansas City Chiefs, che sfideranno i suoi San Francisco 49ers. Alla fine, l'unico team che ha mostrato di credere in lui. Già perchè il running back capace di correre per 220 yard nella finale di Conference (seconda prestazione assoluta nella storia dietro solo a Eric Dickerson dei Rams, anni Ottanta) nella quale ha fatto a pezzi la difesa dei Packers, sino a ieri era uno sconosciuto o quasi. Un outsider o, meglio, un sottovalutato.

Nell'ordine: Eagles, Dolphins, Ravens, Browns, Jets, Bears lo avevo scelto, lui, undrafted, per poi scartarlo. Una trafila che tocca a molti e che abbiamo già raccontato. Da esaurimento nervoso. Firmi e poi ti tagliano. Ti prende un'altra squadra e ti fa giocare con le riserve (practice squad) e poi ti taglia ancora. Arriva un'altra franchigia e ti scrittura per un breve periodo. E avanti così...

Sei squadre e cinque anni di "sei bravo figliolo, ma non fai al caso nostro" e frasette simili. E viene da chiedersi come sia stato possibile visto quello che sai fare. Sin da piccolo. Dalla high school e poi al college, Purdue, dove ti dividevi tra il football e l'atletica leggera, con quella velocità naturale, un talento, che ti faceva arrivare davanti a tutti sia sui cento che sui trecento metri. La stessa velocità che rende difficilissimo fermarti per i linebacker avversari e che ti ha portato diritto diritto in touchdown, quattro volte - quattro, sempre nel championship che ti ha consacrato.

E dire che con gli Eagles della sciagurata gestione Kelly avevi firmato una preseason da urlo. Bene in tutto. E invece no: squadra riserve e poi taglio. Stesso destino coi Jets. Mentre Browns, Dolphins, Ravens e Bears non ti hanno fatto giocare neppure uno snap da titolare.

Mostert nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

Mostert nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

Poi la California, a fine 2016. Squadra riserve, titolare, ruolo: ritornatore. L'anno dopo un infortunio, ma non ti mollano. Bravo il coaching staff a credere in te, anche se la stagione seguente non è proprio da ricordare, qualche sprazzo, poi di nuovo un infortunio. E arriviamo a questa annata. Un crescendo. Sino al championship finito nel libro della grande storia sportiva della Nfl.

Semplicemente imprendibile.Chissà cosa pensano Eagles, Browns, Jets, Dolphins, Ravens e Bears. Ma quello è il passato. Il presente si chiama Super Bowl, buon vento Mostert.

 

Intervista/Coach Olivo, la Nfl italiana, il mio Super Bowl, il genio di Mahomes e il legame col baseball. I miei top: oggi Patterson, ieri Favre e Belichick è un genio della sideline

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Brock Olivo nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

Brock Olivo nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

Non ci pensa un attimo. Quando gli chiedo chi sia il giocatore più forte che abbia personalmente allenato risponde di getto: "Ma è Cordarelle! Cordarelle Patterson! Un fenomeno assoluto!". Brockman Olivo, per tutti, Brock, difficilmente sbaglia valutazione. Da sei anni nei coaching staff della National football league, l'ex giocatore dei Detroit Lions, già coach della nostra Nazionale (Blue Team), è reduce dall'ultima esperienza ai Bears (dopo Chiefs e Broncos) e guarda avanti. "Ho contatti in corso, le squadre degli allenatori si stanno formando adesso e io non vedo l'ora di fare una nuova esperienza in una nuova squadra, spero presto di dirvi quale sarà". In Abruzzo per un periodo di vacanze (assieme alla sua adorata figlia), Brock parla a lungo del suo mondo: il football, la Nfl.

C'è il Super Bowl, se lo giocano Chiefs e Niners. Una delle tue ex squadre. Scontato dire per chi farai il tifo...

"Chiefs, tutta la vita. Ho trascorso lì un bellissimo periodo. Ricordo quando arrivammo ai play off rimontando da 4 sconfitte e una sola vittoria...Grande coach Andy Reid ma soprattutto, grandissimo Dave Toub, senza ombra di dubbio il numero uno degli allenatori degli special team. Mi allenò quando ero un giovane giocatore in Missouri, coi Tigers. Ho imparato tutto da lui come assistente coach degli special team. Non esiste uno meglio di lui. Spero che ora diventi campione del mondo".

Joe Montana nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

Joe Montana nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

Ma non sarà facile. Dall'altra parte ci sono i Niners con la loro forza e la loro tradizione. E un qb dal nome italiano...

"Jimmy Garoppolo! Che orgoglio per noi italiani d'America! So da amici comuni che si tratta di un bravissimo ragazzo, molto molto italiano, coi giusti valori, la nostra creatività e simpatia. E poi se lo guardi ha proprio la faccia da giovane italiano, molto più di me che sono per metà calabrese e per l'altra scozzese...A San Francisco non stanno nella pelle, la loro strepitosa era è legata a un altro nome italiano: Joe Montana. E ora Garoppolo, capirai la suggestione. Guarda che, come dico spesso quando torno qui ad amici e familiari, l'Italia e l'essere italiano in America è considerato un valore, come avere una marcia in più e Jimmy G è molto considerato. E poi la Nfl è scritta da italiani: penso a Montana, a Dan Marino, a Joe Flacco. Sangue italiano, senza dimenticare l'immenso Vince Lombardi".

Jimmy Garoppolo nel disegno per Reubblica di Lorenzo Ruggiero

Jimmy Garoppolo nel disegno per Reubblica di
Lorenzo Ruggiero

Gli analisti Nfl stravedono, e giustamente, per Mahomes, qb Chiefs, mentre restano freddini sulle qualità di Garoppolo...

"Non sono del tutto d'accordo. Mahomes è un fenomeno e non si discute. Ma Garoppolo, sicuramente meno appariscente anche perchè i Niners hanno schemi differenti, ha mostrato una grinta italiana nel recuperare subito da un brutto infortunio, è un vincente, come dimostrano le sue statistiche, e ha tecnica e coraggio. E' un competitor, è uno tosto".

Pronostico?

"Ci saranno tante partite nelle partite, come diciamo noi in Nfl, gare tra i vari reparti e dall'esito di queste mini-gare verrà il vincitore finale. Favoriti i Chiefs, hanno troppe armi da neutralizzare, ma non sottovalutate SF, la sua voglia e le sue qualità. E, certo, Mahomes, come dicevo, è un mago sia dentro che fuori dalla tasca".

Mahomes Ruggiero

Mahomes nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

Stupiscono le sue qualità, la sua capacità di correre e lanciare con successo anche senza tenere i piedi a terra quando sembra sbilanciato e in direzione opposta a dove si trova...

"E' una delle sue qualità, e gli viene dalle passate e giovanili esperienze negli altri sport. Mahomes infatti ha giocato anche a baseball, dove era davvero forte e arriva dal baseball quella capacità di lanciare in senso contrario, senza piedi a terra, in piena corsa e persino sbilanciato. E' una sua dote, lo rende ancora più difficile da prevedere".

Brock, sei anni tra Kansas City, Denver e Chicago. Chi è il giocatore più forte che hai allenato?

"Cordarelle Patterson, un giocatore formidabile che, a mio parere, prima di arrivare nei Bears era stato impiegato in ruoli non suoi e quindi sottovalutato".

Cordarelle Patterson nel disegno per Repubblica d Lorenzo Ruggiero

Cordarelle Patterson nel disegno per Repubblica d Lorenzo Ruggiero

Raccontaci di Patterson...

"Giocava soprattutto come quarto o quinto ricevitore. Uno spreco di talento. Lui è nato per gli special team. Fisicamente è molto alto e ha un bel peso, eppure corre come il vento le 40 yard, in meno di 4.4. Per me è un "quarter horse", e non ha nessunissima paura in un ruolo che, senza dubbio, è tra i più pericolosi nel gioco del football. Lui si trova da subito due difensori addosso, due per volta. E li batte puntualmente. E' il miglior kick returner che abbia mai visto e, non esagero, il migliore della storia".

Migliore anche di Hester?

"Sì, mai visto un kick returner della qualità, del coraggio, della forza, del talento, della velocità di Patterson. Fossi stato nei Vikings e nei Patriots non me lo sarei mai lasciato scappare. Ha un altro anno coi Bears, ripeto: io non lo lascerei andare via mai più dalla mia squadra".

Brett Favre

Hai giocato e ora alleni in Nfl. Chi è il giocatore più grande di sempre secondo la tua valutazione?

"Devo tornare un po' indietro, è una bella domanda ma dentro di me avevo già la risposta: Brett. Brett Favre li batte tutti. Lui poteva fare qualsiasi cosa. Era magico anche quando improvvisava. Era lui che decideva le partite".

Aaron Rodgers nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

Aaron Rodgers nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

E oggi c'è qualcuno che gli somiglia nel gioco?

"Solo uno, Aaron Rodgers...guarda caso per anni il secondo di Brett...ma Favre per me resta di un altro pianeta".

Tom Brady

Tom Brady nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

Cosa farà Tom Brady adesso?

"Mah, per me potrebbe anche andare altrove...è una decisione da business a questo punto".

Coach Belichick

Coach Belichick nel disegno per Repubblica di Lorenzo Ruggiero

Un colpo per i Patriots, se davvero fosse così.

"Allora, finchè ci sarà coach Belichick i Patriots saranno sempre competitivi. E' l'allenatore più forte e intelligente che abbia mai visto. In tutto. Sa gestire il roster. Conosce l'importanza di ogni "situation". E' un vero genio della sideline. Ha calma e ogni competenza. Ma anche una ferrea volontà di trovare sempre una strada per vincere".

Grazie, coach, al prossimo team Nfl, allora.

"Sicuro, è il mio lavoro e la mia passione. La Nfl è un via vai pazzesco di persone, tutte diverse da loro e proprio da queste differenze io imparo. Molto".

Giovanni Marino
@jmarino63
g.marino@repubblica.it

 

 


Kaepernick non rinuncia: "Ho scritto un libro, parla di me e della mia storia. Aspetto ancora che un team mi chiami"

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Colin Kaepernick nel disegno di Lorenzo Ruggiero

Colin Kaepernick nel disegno di Lorenzo Ruggiero

Colin non molla. Di una yard, verrebbe da dire. Qualche mese dopo il provino della Nfl dopo due anni di silenzi, Kaepernick rilancia (per ora solo in senso metaforico): vuol giocare ancora. Non ci sta a essere stato tagliato fuori dopo la sua protesta contro le aggressioni agli afroamericani della polizia e il razzismo sempre presente negli States.

Un libro racconterà questo e altro. Una nota diffusa alle agenzie di stampa di tutto il mondo informa che il volume sarà "in parte un libro politico, in parte un memoir; racconterà le esperienze che lo hanno portato a mettere a rischio una carriera da star del football con un atto di protesta silenziosa”.

Attesa per il titolo e per l'uscita, prevista nel corso dell'anno. La casa editrice? Lui stesso, la Kaepernick Publishing, nata per dare voce alla letteratura afroamericana, come è stato specificato.

“La mia protesta è arrivata al culmine di anni di riflessioni e di esperienze, anni di apprendimento e di studio, voglio raccontare la storia di questa evoluzione e degli eventi che mi hanno portato a protestare contro l’oppressione sistemica, con la speranza di ispirare altri a reagire”.

CK  ha colto l'occasione per ribadire: "Mi alleno ancora 5 giorni su 7, sono pronto, aspetto solo che mi chiamino, voglio giocare, l'offeseason è appena partita e io sono pronto ad andare ovunque ci sia una occasione".

Sarebbe bello. Ma temiamo sia molto, molto, molto difficile. Sembra esser calato un veto su Colin da quando si inginocchiò mentre si suonava l'inno americano durante una partita. Una forma di protesta poi dilagata nel Paese a stelle e strisce. Nata sotto Obama ed esplosa sotto Trump, quest'ultimo furibondo contro Kap che ha anche insultato via Twitter.

 

Di questo e di altro, sempre sul tema degli sportivi diventati vessillo di campagne contro gli abusi razziali, parla un bel libro di due colleghi, Alessandro Cappelli e Claudio Pellecchia. Si chiama "Stand Up, Speak Out. Storia e storie di diritti sportivi negli Usa", edito da Kennes. Una lettura moderna e interessante. Tra le pagine troverete anche una mia intervista proprio sul caso Kaepernick dove ribadisco la mia opinione: è una vergogna che non gli venga data una chance...

Nfl, Brady: "Dovevo cambiare per una sfida: dimostrare a me stesso quanto posso essere grande"

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Tom Brady nel disegno di Lorenzo Ruggiero
autore anche di tutti gli altri disegni
che trovate in questa pagina

"Io voglio apprezzare ogni momento...perché so che passano in fretta". Una lunga e appassionata lettera, pubblicata da "The Players' Tribune", firmata da Tom Brady, racconta il campione meglio di mille interviste. E chiarisce anche il motivo, per i più quantomeno bizzarro, per cui a 43 anni, dopo un ventennio di successi al momento ineguagliabili coi New England Patriots, ha deciso di sposare un'altra avventura. Il senso della sfida, di protrarre il viaggio, di vivere ancora momenti unici, nel suo genere irripetibili. E provare ad abbattere nuovi muri. Come quello di vincere ad età da pensione sportiva e con una delle Cenerentole della Nfl: i Bucs. Ognuno potrà pensare ciò che vuole di questo campione del football. Far prevalere simpatie e antipatie. Usare ragionamenti cinici o meno. Ma è sicuramente interessante, molto, leggere ciò che scrive. Per capire cosa c'è nella testa del vincitore di sei Super Bowl e per scoprire, anche, tanti significativi dettagli della sua vita.

Brady & Gronkowski

 Gli inizi da "sfigato"

Tom racconta i suoi inizi in Nfl confessando la sua frustrazione perchè al draft è stato chiamato tardissimo e dall'altro capo del telefono non c'era neppure coach Belichick, ma il suo secondo. Per dire meccanicamente una rapida frase di rito. E basta. "Ero il quarto qb, nel mio primo anno", ricorda. E lui, californiano di San Mateo, svela pure tutto il disorientamento per essere approdato così lontano e tutte le sue difficoltà per orientarsi, anche geograficamente, nella nuova realtà. Un inizio da "sfigato", potrebbe dirsi, per quello che diventerà il giocatore considerato più forte di ogni epoca.

Brady

La passione dei fan, un tifosa: "Tom, io e mio marito abbiamo deciso: nostro figlio si chiamerà Brady"

Tom dedica parole dolci per i suoi fan in New England e svela un dettaglio, di recente gli è stato detto che un figlio in arrivo di una coppia si chiamerà Brady. Non Tom, ma proprio Brady di nome. La cosa lo ha emozionato non poco.

3Montana-Clark-Ruggiero

Il poster di Joe Montana

Che Brady fosse un fan di Joe Montana, altra leggenda vivente del football, era noto. Che da piccolo andasse a vederlo giocare indossando la mitica 16 rossa con i fregi bianchi, pure. Ma che tuttora, come scrive, nel suo ufficio, giganteggiasse un poster di "Joe Cool", sorprende e non poco. Ci vedo una somiglianza con un campione di un altro sport, Federer, che adora i giocatori forti di altri tempi. Pur avendolo superato per numero di titoli, Brady ha ancora in Montana un saldo punto di riferimento.

Brady versione Tampa Bay nel disegno di Lorenzo Ruggiero per Repubblica

Brady versione Tampa Bay nel disegno di Lorenzo Ruggiero per Repubblica

L'accoglienza dei nuovi compagni Bucs: "Vogliono ascoltare quello che ho da dire"

Tom si dice felice dell'accoglienza dei nuovi compagni di Tampa: "Mi hanno accolto come uno dei loro. Vogliono ascoltare quello che ho da dire. Sono entusiasta di essere accettato e atteso totalmente per quello che posso portare ai Bucs. A mia volta sono pronto ad abbracciare completamente una squadra che ha da subito totale fiducia in quello che farò e in quello che porto".

Goff & Brady

"Ora a Tampa voglio vedere cosa posso fare di più..."

Brady di essere fisicamente in forma come non mai e di poter giocare atleticamente come nei suoi migliori anni. E, conclude: "Ora voglio vedere cosa posso fare di più. Voglio vedere quanto posso essere grande." E' la nuova grande e un po' folle di Brady.